History of the Peloponnesian War

Thucydides

Thucydides. Della storia di Tucidide volgarizzata libri otto. Anonymous translator. Florence: Tipografia Galileiana, 1835.

I Tasii rimasti vinti in più battaglie ed essendo stretti dall’assedio si raccomandavano ai Lacedemoni, confortandoli a dar loro soccorso coll’ invader l’Attica. Ne tolsero i Lacedemoni l' assunto di nascosto agli Ateniesi, ed erano in sull’ eseguir ciò , se non che furonne distolti dal terremoto che allor sopravvenne , all’ occasione del quale anche gli Doti, e tra i popoli convicini a Sparta, i Turi a ti e gli E tei ribel laronsi e passarono in Itome. La maggior parte degl’iloti discendevano da quelli antichi Messemi ridotti allora in servitù, ed erano per ciò chiamati tutti Messemi. Frattanto i Lacedemoni ebbero guerra con quei di Itome: ed i Tasii assediati da tre anni si resero agli Ateniesi, a condizione di demolire le mura , consegnare le navi, accettare i balzelli di denaro da pagarsi in sul momento , o come un tributo per l' avvenire, e di abbandonare la terraferma e le miniere.

I Lacedemoni poi, vedendo andare in lungo la guerra con quei d'Itome, chiamarono tra gli altri alleati auche gli Ateniesi, attesa principalmente la fama del loro

valore nell' espugnare le mura, i quali vi andarono m buon numero condotti da Cimone. Nondimeno, per la lunghezza dell1 assedio, la loro bravura appariva minore dalla rinomanza; avvegnaché avrebbero altrimenti preso a viva forza la piazza. Laonde questa spedizione originò i primi manifesti disgusti tra Lacedemoni ed Ateniesi. Imperciocché i Lacedemoni, dacché non riusciva loro l7 espugnazione di quella , insospettirono dell’ audacia e dell’ amor per le cose nuove degli Ateniesi, tanto più che gli riguardavano come d'altra nazione : e temendo che continuando a trattencrvisi , non fossero indotti da quei d’Itome a tentar novità, congedarono essi soli tra gli alleati, senza dichiarare il proprio sospetto, e solo dicendo non averne più bisogno. Conobbero gli Ate niesi di non esser congedati per onesta cagione , ma esser nato qualche sospetto : se ne adontarono, e stimando non aver meritato si inonesto trattamento dai Lacedemoni, tornati appena alla patria abbandonarono la lega fatta con essi contro il Medo , entrarono in alleanza con gli Argivi nemici di quelli , ed entrambi strinsero e giurarono confederazione coi Tessali.

Quelli d' Itome dopo dieci anni d’assedio non potendo più reggersi, capitolarono coi Lacedemoni di uscir con salvocondotto dal Peloponneso per non mettervi mai più piede ; e chiunque vi fosse preso rimanesse schiavo di chi lo arrestasse. Inoltre i Lacedemoni avevano di prima avuto in risposta dall7 oracolo Pitico « lasciassero partire il supplichevole a nome di Giove Itomita ». Partirono adunque coloro coi figlioli e colle mogli ; e gli Ateniesi, perché già odiavano i Lacedemoni, gli accolsero e diedero loro stanza a Naupatto tolto di poco ai Locri Ozolii che P occupavano. Anche i Megaresi stretti dalla guerra coi Corintii per controversie su i confini del territorio, staccaronsi dai Lacedemoni e ricorsero alTalleaqza degli Ateillesi

: i quali per questo modo acquistarono Megara e Pege , e fabbricarono ai Megaresi le mura lunghe, dalla città sino a Nisea, ove tenevano presidio da loro stessi. Da ciò ebbe principalmente origine l’odio implacabile dei Corinti! contro gli Ateniesi.

Passando ora a parlare d’Inaro di Libia , figliolo di Psammetico re dei Libii confinanti coll’ Egitto, è da sapere , che partitosi egli da Marea città situata al disopra di Faro, ribellò al re Artaserse la maggior parte dell’Egitto, se ne fece capo, e chiamò ancora gli Ateniesi, i quali per avventura erano andati ad oste a Cipro con un' armata di dugento navi tra di loro e dei confederati. Abbandonarono essi quell7impresa, e recatisi colà, lasciando la marina navigarono pel Nilo, e restati padroni del fiume e di due parti di Memfi facevano guerra alla terza chiamata le MuraBianche , ove stanziavano i rifuggiti Persiani e Medi con quelli Egiziani che non si erano mescolati nella ribellione.

Gli Ateniesi presero terra ad Alia, e fecero giornata coi Corintii e con gli Epidaurii, ove restarono vincitori i Corintii. Fuvvi di poi gran battaglia navale tra la flotta peloponnesia e l' ateniese a Cecrifalea , con la vittoria di quest' ultima : ed essendo ornai insorta la guerra tra gli Ateniesi e gli Egineti, seguì tra loro presso Egina gran combattimento per mare, ove ambe le parti erano sostenute dagli alleati. La vittoria fu per gli Ateniesi che presero settanta navi nemiche, e sbarcarono nell’ isola ad assediarne la città, guidati da Leocrate figliolo di Strebo. Per questa nuova i Peloponnesi volendo soccorrere gli Egineti fecero passare in Egina trecento fanti di grave armatura stati di prima ausiliari dei Corintii e degli Epidaurii, ed occuparono le alture di Geranea. Medesimamente i Corintii con gli alleati scesero nel territorio megarese , confidando che gli Ateniesi non potrebbero portare aiuto

ai Megaresi, perchè gran parte di loro gente era lontana, trovandosi chi in Egina chi in Egitto ; speravano altresi che, ove volessero soccorrerli, sarebbero costretti a rimuoversi da Egina. Ma i più vecchi ed i giovanetti degli Ateniesi rimasti in città, senza punto muovere l’esercito che era ad Egiua, marciano a Megara sotto la condotta di Mironida, vengono a giornata con i Corintii, e la vittoria fu indecisa ; il perchò i due eserciti si divisero stimando amendue non avere avuto la peggio nella zufia. Nondimeno gli Ateniesi, i quali piuttosto furono vincitori ersero trofeo , partiti che furono i Corintii ; i quali motteggiati come dappoco dai più vecchi rimasti in città, dodici giorui dopo tornarono apparecchiati a contrapporre trofeo quasi avessero riportata vittoria. Allora gli Ateniesi usciti con alte ¿¿rida da Megara trucidarono quelli che lo innalzavano, e azzuffatisi con gli altri gli misero in volta.

Costoro vinti davano indietro, e buon numero di essi incalzati vigorosamente incapparono nella terra d’un signore privato, cinta intomo di profonda fossa senza uscita veruna. Gli Ateniesi se ne accorsero e colle truppe gravi li chiusero di fronte, e schierati sul circuito i soldati leggieri , lapidarono tutti quelli che v’ erano entrati. Fu questa una graiide sciagura per i Corintii, nondimeno il grosso dell7 oste tornò in città.

Circa questo tempo gli Ateniesi cominciarono a fabbricare le mura lunghe verso il mare, che da una parte arrivano a Falera, dall’altra al Pireo. I Focesi volsero le armi contro Beo, Citinio ed Erineo castelli dei Dorii dai quali discendono i Lacedemoni, e si fecero padroni di uno di quelli. I Lacedemoni condotti da Nicomede figliolo di Cleombroto, che comandava in luogo del re Plistoanatte ancor giovinetto figliolo di Pausania, corsero in aiuto dei Dorii con millecinquecento dei loro di grave armatura e diecimila alleati ; e costretti i Focesi a

render per capitolazione il castello , tornavano indietro» Ma al loro ritorno trovaronsi in pericoloso frangente ; conciossiachè se volessero per la via di mare tragittare il seno di Crisa, gli Ateniesi volteggiando colle navi erano pronti ad opporvisi ; senza che, il passaggio per Geranea pareva mal sicuro, occupando gli Ateniesi Megara e Pege, e disastroso era il cammino per a quella, guardata continuamente dagli Ateniesi : e comprendevano bene die anche da cotesto lato si sarebbero opposti. Per pensare adunque al modo più sicuro del passare innanzi fermaronsi presso i Beozi, tanto più che segretamente ne li confortavano alcuni di Atene i quali speravano abolire il governo popolare, e frastornare l' edificazione delle mura lunghe. Gli Ateniesi a stormo accorservi contro, con raggiunta di mille Argivi e di altri alleati secondo le forze di ciascheduno (ciò furono in tutti quattordicimila); perchè giudicavano non saprebbero per dove aprirsi il passo, e perchè bucinavasi si cercasse abolire il governo popolare. Si uni con gli Ateniesi per patto di alleanza atlche la cavalleria tessala che nel forte della ¿üiFa passò ai Lacedemoni.

Vennero a giornata a Tanagra della Beofcia con grande strage da ambe le parti , ma Con la vittoria dei Lacedemoni, i quali si avanzarono sul territorio di Megara , e diboscando le vie tornarono a Casa a traverso Geranea e l' istmo. Sessantadue giorni dopo la battaglia gli Ateniesi condotti da Mironida rivolsero le armi contro i Beozi, e vincitori nel combattimento dello Enofite si impadronirono del territorio beotico e della Focidc, e rovinarono le mura di Tanagra. Presero altresì cento ostaggi dei più ricchi tra' Locri Opunzii, e compirono le loro mura lunghe. Dopo questi avvenimenti gli Egineti si arresero agli Ateniesi a condizione di demolir le mura, consegnare le navi ed accettare le imposizioni da pagarsi

in avvenire. Poscia gli Ateniesi sotto la condotta di Tolmida figliolo di Tolineo fecero per mare il giro del Peloponneso , incendiarono l' arsenale de' Lacedemoni, presero Calcide città dei Corintii, e vinsero in battaglia i Sicionesi che vollero opporsi al loro sbarco.

L’esercito ateniese che con gli alleati che era in Egitto vi restava tuttora, e la guerra avea preso per loro molte forme diverse. Conciossiachè da prima essendo gli Ateniesi padroni dell’ Egitto, il re Artaserse spedisce a Sparta Megabazzo gentiluomo persiano con buona somma di denaro, per confortare i Lacedemoni ad invadere l’Attica e così divertire gli Ateniesi dall' Egitto. Ma vedendo Megabazzo che l’affare non si incamminava a buon fine, e che spendeva senza prò, si ricondusse in Asia col resto del denaro. Allora Artaserse spedisce in Egitto con molta gente un altro Megabazzo signore persiano figliolo di Zopiro, il quale andato colà per terra superò in battaglia i ribelli Egiziani co’ loro alleati, e cacciò da Memfi i Greci, cui finalmente riserrò nell’ isola Prosopitide. Ivi li teneva assediati diciotto mesi, sino a che dissecò il canale voltandone altrove le acque , e ridotte le navi in secco e la maggior parte dell’ isola in terraferma, vi passò colla fanteria e se ne fece padrone.

Per questo modo dopo sei anni di guerra andarono colà rovinate le cose dei Greci ; e di quella numerosa armata , pochi passando per la Libia giunsero a salvamento in Cirene , mentre la maggior parte vi perirono. L’Egitto ritornò tutto all’obbedienza del re , salvo Amirteo signore delle paludi, per la vastità delle quali non potè esser vinto, e perchè gli abitatori di quelle sono tra gli Egiziani i più valorosi guerrieri. Inaro re dei Lìbii autore di tutte le turbolenze dell’ Egitto fu preso a tradimento e messo in croce. Cinquanta navi poi degli Ateniesi e degli altri alleati che navigavano verso l' Egitto

per succedere alle prime, approdarono, senza saper nulla dei fatti accaduti, al ramo del IN ilo chiamato Mendesio. Ma la fanteria nemica dalla parte di terra e la flotta fenicia dal mare le assalirono, e ne distrussero la maggior parte : poche dando addietro si sottrassero colla fuga. Tale fu il termine di questa grande spedizione in Egitto fatta dagli Ateniesi insieme co9 loro confederati.

Oreste, figliolo diEchecratida , re dei Tessali, trovandosi bandito dalla Tessaglia pregò gli Ateniesi a ricondurvelo. Questi unirono le armi con i Beozi ed i Focesi loro alleati, e marciarono contro Farsalo della Tessaglia : ma impediti dalla cavalleria tessala occuparono soltanto quel poco spazio di terreno che potevano non dilungandosi molto dal campo, e non riuscirono a prendere la citta , nè operare verun’ altra cosa di quelle per cui si erano mossi ; laonde insieme con Oreste si ritirarono senza aver conchiuso nulla. Non molto dipoi mille Ateniesi condotti da Pericle figliolo di Xantippo salirono sulle navi che avevano a Pega ( della qual città erano padroni ) e radendo la costa passarono a Sicione, ove nel fare scala superarono in battaglia quei Sicionesi che erano venuti a combatterli. Quindi pigliarono immediatamente seco gli Achei, e tragittarono alla parte opposta del golfo per portar l’armi contro Eniade città dell’Acarnania. La cinsero d’assedio , ma non avendo potuto espugnarla ritornarono a casa.

Passati tre anni i Peloponnesi e gli Ateniesi fanno tregua per cinque anni : il perchè gli Ateniesi si ritenevano dal far la guerra in Grecia, mentre che guidati da Cimone si volsero contro Cipro con dugento navi tra di loro e degli alleati ; sessanta delle quali fecero vela per r Egitto a richiesta d’Amirteo signore delle paludi, le altre assediavano Cizio. Venuto a morte Cimone, e fattosi carestia gli Ateniesi si ritirarono da Cizio, e in tragittando

al disopra di Salamina di Cipro combatterono ad un tempo stesso per mare e per terra co’ Fenici, co' Ciprii e coi Cilicii, ed avuto vittoria in ambedue le battaglie tornarono a casa di conserva colle navi che venivano d’Egitto. I Lacedemoni dipoi intrapresero la guerra chiamata sacra, e insignoritisi del tempio di Delfo lo consegnarono ai Delfi« Alla loro partita vi tornarono gli Ateniesi a mano annata, e vinti i Delfi lo restituirono ai Focesi.

Passato qualche tempo, avendo i fuorusciti di Beozia occupato Orcomeno e Cheronea ed alcune altre terre della Beozia , gli Ateniesi condotti daTolmida figliolo di Tolmeo con mille dei loro soldati di grave armatura e con quanti alleati poterono, andarono ad oste contro cotesti luoghi divenuti loro nemici, espugnarono Cheronea, ne misero in servitù i cittadini, e lasciatovi presidio levarono il campo. Ma come marciando furono pervenuti presso Coronea, i banditi Beozii ed Eubeesi con quanti erano della medesima fazione, e con essi i Locresi, usciti da Orcomeno gli assaltano ; gli Ateniesi, vincitori nella battaglia parte ne uccisero, parte ne fecero prigionieri ; i quali fatta tregua a condizione di riavere i prigionieri, abbandonarono interamente la Beozia. Così i fuorusciti Beozii con tutti gli altri tornarono alla patria e racquistarono libertà.

Non molto dopo, l’Eubea si ribellò agli Ateniesi ; contro la quale passato Pericle con l’armata ateniese ebbe nuova che Megara era in sommossa , e i Peloponnesi in procinto d’invadere l’Attica e la guarnigione ateniese, salvo quei che erano rifuggiti a Nisea, trucidata dai Megaresi ; i quali prima di ribellarsi avevano tratto nella loro parte i Corintii, i Sicionesi e gli Epidaurii. Pericle adunque senza perder tempo ricondusse via l’armata dall’ Eubea. Al suo ritorno i Peloponnesi condotti da Pausania re dei Lacedemoni corsero l’Attica sino ad Eieusi e Trio e la

guastarono ; e senza procedere più oltre tornarono a casa. Allora gli Ateniesi sotto il comando di Pericle ripassarono nell9 Eubea, la soggiogarono tutta, e cacciati i soli Estiesi, le terre dei quali ritennero per sè , acconciarono per capitolazione lo stato delle altre parti.

Tornati dall’Eubea fecero poco dopo la tregua dei trent' anni coi Lacedemoni e cogli alleati, restituendo ad essi Nisea , Acaia, Pega e Trezene che per loro si tenevano. Sei anni dopo nacque per conto di Priene guerra tra i Sanni ed i Milesii : questi sopraffatti nella guerra medesima ebbero ricorso ad Atene, ove accusavano i Samii, porgendo anche loro favore alcuni dei Samii stessi che aspiravano a cangiamento di governo. Gli Ateniesi adunque navigarono a Samo con quaranta navi, ordinaroiwi il governo popolare, presero in ostaggio dai Samii cinquanta fanciulli ed altrettanti uomini che depositarono a Lemno, e lasciato presidio a Samo partirono. Ma alcuni dei Samii che non avevano potuto sopportar ciò, ed erano scapolati in terraferma, fecero conspirazione con ipiù potenti rimasti in città, e con Pissutne figliolo d’Istaspe, allora governatore di Sardi ; e raccolti circa settecento soldati ausiliari, sul far della notte tragittarono in Samo. Assaltarono primieramente i popolani e ne presero la maggior parte : dipoi tolsero via i loro ostaggi da Lemno, ribellaronsi ad Atene, consegnarono a Pissutne la guarnigione ateniese con i capitani restati presso di loro, e tosto apparecchiavansi a portar le armi contro Miletoj essendosi con essi uniti alla ribellione anche i Bizantini.

Come gli Ateniesi seppero ciò fecero vela per Samo con sessanta navi, sedici delle quali non furono adoperate in questa impresa, perchè parte andarono in Caria osservando la flotta fenicia, parte in giro a Chio ed a Lesbo intimando i soccorsi. Pertanto colle quarantaquattro rimaste, sotto la condotta di Pericle e di altri nove capi-

tani, combatterono presso Fisola di Tragia contro setr tanta navi dei Samii, che tutte ritornavano da Mileto e venti delle quali servirono a trasportare le soldatesche ; c la vittoria fu degli Ateniesi. I quali, essendo giunte in loro aiuto quaranta navi da Atene e venticinque da Chio e da Lesbo, sbarcarono a terra ; e vincitori in battaglia terrestre cinsero la città di tre mura, tenendola nell’ istesso tempo assediata dalla parte di mare. Dipoi Pericle tolse seco sessanta delle navi che ivi stavano sull’ancora , ed andò speditamente a Cauno e in Caria, ricevuto avviso che la (lotta fenicia si avanzava contro di loro : tanto più che da Samo Stesagora ed altri erano con cinque navi andati ad incontrarla.

Colsero i Samii questa occasione per uscire improvvisamente dal porto ; assaltarono il campo nemico non ordinato a difesa ; disfecero le navi dell’ antiguardia ed azzuffatisi con quelle che si avanzavano incontro ne riportarono vittoria, e restarono padroni del inare circonvicino circa quattordici giorni, introducendo e mandando fuori ciò che volevano: sino a che tornato Pericle furono nuovamente serrati dalle navi. Giunse poscia da Atene nuovo rinforzo di quaranta navi condotte da Tucidide , da Agnone e da Formione, ed altre venti poi condotte da Tlepolemo ed Anticle, con più trenta da Chio e da Lesbo. Diedero i Samii una debole battaglia navale, ma non potendo più resistere nel nono mese caddero in potestà degli Ateniesi, rendendosi a patti di demolir le mura , dare ostaggi, consegnare le navi e rimborsarli a rate delle spese occorse nella guerra. Anche i Bizantini accordaronsi di rimaner come prima sudditi degli Ateniesi.

Pochi anni dipoi le cose narrate, avvennero i fatti per me dichiarati di Corfù e di Potidea, e quanti altri frattanto diedero materia a questa guerra. Tutto ciò che fecero i Greci tra loro o contro il barbaro, accadde

nello spazio di cinquantanni che fu tramezzo alla ritirata di Serse ed al coininciamento di questa guerra ; nel corso dei quali anni gli Ateniesi consolidarono viemaggiormente il loro imperio ; e grandemente avanzarono il loro potere. Sapevanselo i Lacedemoni, ma lenti essendo anche di prima ad entrare in guerra, se non vi fossero astretti, e di più impediti dalle domestiche contese, non vi si opponevano per nessun modo, salvo che in qualche caso per breve durata, mentre che il più del tempo stavano inoperosi. Ma alla (ine come videro la potenza degli Ateniesi manifestamente innalzarsi ed essere inquietati i loro stessi alleati, allora giudicarono non esser più da tollerare; doversi anzi con ogni studio andar contro, e se possibil fosse abbattere la grandezza ateniese coll' imprendere questa guerra. Per lo che non solamente per proprio avviso i Lacedemoni decisero violata la tregua dagli Ateniesi, ma spedirono ancora a Delfo , domandando l' oracolo se movendo la guerra capiterebbero a buon fine. Raccontasi l’oracolo rispondesse che intraprendendola con tutte le forze sarebbero vincitori, e che egli, richiesto ono, porgerebbe loro soccorso.

Pertanto invitarono nuovamente i confederati e vollero si rimandasse a partito la deliberazione di guerra. Andaronvi gli ambasciatori di tutta la lega, e tenutasi adunanza ciascuno espose il parer suo, accusando generalmente gli Ateniesi, e giudicando doversi far guerra. Ed i Corintii i quali, pel timore che Potidea fosse rovinata innanzi la decisione, avevano già pregato i legati di ciascheduna città a dare il voto per la guerra , essendo anche allora presenti, si fecero avanti gli ultimi e parlarono cosi.

« Valorosi alleati, noi non avremo più a dolerci che non abbiano anche gli stessi Lacedemoni decretato la guerra ; mentre per questo appunto ci hanno ora congregati. E di vero chi presiede deve mantenere l’egualità nel

governa mento dei suoi affari privati, ma essere il primo a travagliarsi nei comuui, in quella guisa medesima che nelF altre cose è avuto in onoranza sopra tutti. A quanti poi sono tra noi che hanno avuto che fare con gli Ateuiesi, non fa bisogno di ammaestramenti per imparare a guardarsene ; ma a quei che abitano più di lungi dal mare, e non sulle coste, fa bisogno sapere che, ove non soccorrano le terre marittime , si renderà loro più difficile il trasportare alla marina i frutti delle diverse stagioni, come all’ incontro il ricevere in compensazione dagli altri ciò che il mare porge alla terraferma. Per lo che non hanno ad essere cattivi giudicatori delle cose ora proposte quasi che per nulla loro appartengano ; ma debbono aspettarsi che abbandonando le terre marittime verrà anche sovr’ essi il flagello ; e comprendere che non meno dell’altrui si tratta ora della loro utilità ; motivo per cui non vuoisi da loro indugiare ad appigliarsi alla guerra più presto che alla pace. Conciossiachè è proprio degli uomini discreti lo star tranquilli se non sieno offesi ; dei generosi passar dalla pace alla guerra se sieno ingiuriati ; e se gli assista la fortuna , dalla guerra tornar nuovamente in pace senza insuperbire pel buono successo delle loro armi ; nè per godere di pacifico riposo lasciarsi sopraffar dagli oltraggi. Chi per quel godimento anneghittisce, andrà ben presto privo del diletto della sua negghienza , per lo cui amore poltrisce : chi pei felici successi della guerra va più là del dovere , si lascia , senza accorgersene, gonfiare da audacia mal sicura. Imperocché molti sono i disegni mal concepiti che hanno retto incontro a nemici poco avveduti ; ma sono anche più quelli i quali, tutto che sembrassero saviamente discorsi, nondimeno hanno sortito vergognoso riuscimento. Perchè la fiducia che si ha nel concepire i disegni non ci accompagna egualmente nell’ eseguirli : anzi nel concepirli ci anima il pensiero di sicurezza, dove il timore ci snerva nell’eseguirli.