History of the Peloponnesian War

Thucydides

Thucydides. Della storia di Tucidide volgarizzata libri otto. Anonymous translator. Florence: Tipografia Galileiana, 1835.

Nondimeno per le prove addotte non andrà lungi dal vero chi giudichi queste cose tali presso a poco quali per me sono state esposte, più presto che tali quali le hanno cantate i poeti con ornamenti che le ricrescono, o quali, per molcere le orecchie più che per dire il vero, le hanno raffazzonate i prosatori : cose mancanti di prove, e che generalmente per la loro antichità, senza esser credute, hanno preso piede nel genere delle favole. Nè fallir;« chi piuttosto pensi che, secondo antiche, col tener dietro a’più manifesti argomenti sieno state ritrovate tali da appagare. Così, tutto che gli uomini abbiano maggior concetto della guerra presente mentre vi combattono, e sbrigatisi di quella tengano in maggior conto le antiche ; pure a chi vorrà giudicarne propriamente dai fatti, questa si mostrerà essere stata più considerabile di quelle.

Quanto poi alle arringhe fatte da ciascuno essendo per attaccar la zuffa, o già in quella trovandosi, era certamente difficile ricordarsi esattamente delle parole, sia per me di quelle che ho io stesso udite, sìa per chiunque? che udite da altri me le riferiva. D perchè le ho riportate così come, attenendomi il più possibile all’ intero concetto

delle parole veramente pronunziate, mi pareva clie ognuno , volta per volta che si presentasse l’occasione, avrebbe opportunamente parlato. Ma i particolari dei fatti di questa guerra non mi sono fatto lecito di scriverli per udita da chiunque mi si parasse innanzi, nè a mio capriccio ; bensì ho scritto quelli ai quali io sono stato presente, e quanto a quelli uditi da altri, li ho raccontati dopo la più esatta e perseverante ricerca intorno a ciascuno. Bene era malagevole il rintracciarli, perchè coloro che erano stati presenti a ciascun fatto non parlavano d’mi’ istessa cosa per egual modo, ma secondo l’affetto per una delle due parti, o la memoria che ne avevano. Forse i miei scritti per non essere in essi nulla che senta della favola, parranno ad udire meno dilettevoli ; ma per chi vorrà osservarvi la schietta verità delle cose passate , e di quelle che umanamente parlando debbono accadere a suo tempo presso a poco nel medesimo modo, avranno pregio bastevole per esser giudicati utili. Or sono essi composti per esser uu patrimonio per l'eternità, più presto che una disputa scenica da sentirsi fugacemente.

Delle guerre antecedenti la più famigerata è stata quella dei Medi ; pure ella fu prestamente decisa in due battaglie di mare e due di terra : ma la lunghezza di questa è stata grande, e vi si sono frapposti per la Grecia calamitosi avvenimenti, quali non altri mai in eguale spazio di tempo. Conciossiachè non furono mai prese e spopolate tante città, parte dai barbari, parte dai Greci stessi che erano in guerra tra loro ; alcune delle quali espugnate perderono gli antichi, ed ebbero altri abitatori ; nè tante persone bandite, nè tanto sangue sparso , sì nella guerra medesima , sì per causa di sedizioni. Onde le antiche tradizioni , ben di rado confermate dai fatti si resero credibili, sia riguardo ai terremoti che scossero più parli della terra e furono insieme violentissimi, sia rispetto agli eclissi del

sole che accaddero più frequenti in paragone di qnelli che si ricordano nei tempi andati. In alcuni luoghi furono siccità grandi e fami conseguenze di esse, e quel contagioso morbo che sopra tutto danneggiò ed anche distrusse parte della Grecia ; flagelli che tutti concorsero a straziarla unitamente a questa guerra, alla quale diedero cominciamento gli Ateniesi ed i Peloponnesi colla rottura della tregua di trentanni fermata tra loro dopo la presa di Eubea. Ed io ho premesso i motivi di questa rottura e le contenzioni tra di loro f affinchè nessuno abbia mai a cercare donde surse guerra sì grande tra i Greci. Nondimeno cagione verissima, sebbene riposta nel più cupo silenzio, ne furono gli Ateniesi divenuti grandi, i quali mettendo paura ai Lacedemoni li ridussero nella necessità di risolversi per la guerra. Ma le cause di cui si parlava senza mistero, e per le quali ruppero la tregua e si messero in guerra, furono da ambe le parti le seguenti.

Epidamno è città alla destra di chi entra nel seno ionico, colla quale confinano i Taulanzii barbari di nazione illirica. I Corfuotti vi avevano fondata colonia di cui fu capoFalio figliolo di Eratoclide di stirpe corintia, di quei della discendenza di Ercole, fatto venire dalla città madre giusta l’antica usanza. Si unirono con lui a questa fondazione alcuni di Corinto ed altri di stirpe dorica. In progresso di tempo la città degli Epidamni divenne grande e popolosa : ma dopo molti anni di sedizioni interne furono, come è fama, da non so qual guerra dei vicini barbari malmenati e privati in gran parte di loro potere. Finalmente innanzi questa guerra i popolani cacciarono i magnati; e questi usciti si accordarono co’barbari a infestar co’ ladronecci per mare e per terra i rimasti in città. Gli Epidamni adunque che erano in città trovandosi alle strette spediscono legati a Corfù, come a città madre, pregandola di non essere indifferente sulla loro sciagura, ma a riconciliare

con loro gli usciti, e por tino alla guerra dei barbari. In atto supplichevole seduti nel tempio di Giunone chiedevano queste cose ; ma i Corfuotti non prestarono orecchio alle loro supplicazioni, e gli rimandarono senza effetto.

Conobbero gli Epidamni non doversi aspettare verun soccorso da Corfù ; e dubitando come dar buon sesto all9 urgenza del momento, spedirono in Delfo a consultare il nume, se dovessero consegnare la città ai Corintii come fondatori di quella colonia, e tentare di ottenere qualche sussidio. Il nume rispose, la consegnassero e li prendessero per loro duci. Pertanto gli Epidamni andarono a Corinto, e secondo l’oracolo, consegnarono la colonia, dimostrando il fondatore di quella essere corintio; e manifestando la risposta dell’ oracolo pregavano i Corintii non dovessero mettere in non cale la loro roviua , ma soccorrerli. I Corintii, persuasi aver dritto alla colonia non meno de’ Corfuotti, promisero il soccorso, non solo per dovere di giustizia, ma eziandio per odio contro i Corfuotti stessi y che quantunque coloni loro li trascuravano , non rendendo ad essi nelle solenni adunanze i consueti onori, nè accordando il dritto di precedenza nelle cose religiose a un cittadino di Corinto, come usavano le altre colonie. Anzi li disprezzavano, inorgogliti per essere allora potenti in denaro quanto i più ricchi Greci, e negli apparecchi di guerra anche più forti ; invaniti pure talvolta della loro grande superiorità sulla marina, e dall’avere i Feaci, famosi per le loro flotte, abitata di prima Corfù : motivo per cui con studio maggiore allestivano naviglio, nel quale erano di fatto formidabili, perocché avevano centoventi triremi quando incominciarono la guerra.

I Corintii adunque che avevano tutti questi titoli di rammarico, di buona voglia spedirono a soccorso di Epidamno delle genti composte di Ambracioti, di Leucadii v di loro ; invitando ancora qualunque volesse andarvi ad

abitare. Passarono per la via di terra ad Apollonia, colonia dei Corintii, per paura di non essere impediti dai Corfuotti in tragittando il mare. I Corfuotti pertanto quando intesero la venuta ad Epidamno di cotesti abitatori e di quelle genti, e che la colonia si era data ai Corintii, se ne adontarono} e senza perder tempo si misero in mare con venticinque navi seguite poi da altra armata, e contumeliosamente ordinavano agli Epidamnii di riammettere gli usciti, che andati a Corfù aveano additato i sepolcri e rammentato i vincoli di consanguineità ; pregando con questo titolo di esser ricondotti in patria, e rimandate le genti speditevi dai Corintii unitamente a quei nuovi abitatori. Gli Epidamni non li obbedirono in nulla ; e però i Corfuotti andarono contro essi con quaranta navi, e con gli usciti per ricondurveli ; con più un rinforzo d’Illirici. Fermarono il campo dinanzi alla città , e mandarono fuori una grida che dava intera franchigia a qualunque degli Epidamni o forestieri volessero uscire ; altrimenti gli tratterebbero da nemici. Quelli non prestarono loro orecchio, ed i Corfuotti assediavano la città situata sull’ istmo.

Ma i Corintii, venuta da Epidamno la nuova dell’ assedio, allestivano armata e ordinavano colonia per Epidamno, con piena uguaglianza ne’ diritti civili per chiunque volesse andarvi ; permettendo che depositasse cinquanta dramme corintie chi volendo entrare a parte della colonia non gradisse imbarcar subito con gli altri : e furono molti tanto a imbarcare , quanto a sborsare il denaro. Pregarono ancora i Megaresi a convogliarli colla (lotta , se mai fosse loro da’ Corfuotti impedita la navigazione ; e quelli allestirono una conserva di otto navi, ed i Paleesi di Cefallenia di quattro. Richiesero di navi pure gli Epidauri che ne ofl’rirono cinque, gli Ermioticsi una , i Trezenii due , i Leucadii dieci, e otto gli Ambraciotti. Ai Tebani ed ai Fliasii domandarono denaro, ed agli Elei navi vuote e denaro

: de’ Corintii proprio si allestivano trenta navi, e tremila soldati di grave armatura.

Pervenuti tali apparecchi a notizia dei Corfuotti, questi andarono a Corinto co’ legati de’ Lacedemoni e dei Sicionesi che seco presero, ed intimarono ai Corintii di richiamar la guarnigione di Epidamno ed i coloni, come se sopra a quella citta non avessero diritto : e se pur nulla vi pretendevano, volevano che ne dessero ragione dinanzi a quelle città del Peloponneso delle quali convenissero entrambi ; e che quelli dei due ai quali la colonia fosse aggiudicata , ne ritenessero il dominio. Soggiungevano che eran pronti a rimettersi all’ oracolo di Delfo , ma dissuadevano i Corintii dal far guerra ; altrimenti protestavano che dalle loro violenze sarebbero essi pure costretti a farsi, pel proprio vantaggio, amici quelli che e’non gradirebbero, uno cioè dei due superiori in potenza. Rispondevano i Corintii che ove i Corfuotti richiamassero da Epidamno le navi ed i barbari, delibererebbero : prima di questo non essere del loro decoro contentarsi a piatire , mentre gli Epidamni soffrivano l' assedio. Parimente , i Corfuotti rispondevano farebber tutto, se anche i Corintii ritirassero da Epidamno la gente loro ; e di più esser pronti a far tregua , col patto di restare entrambi al loro posto sino alla giuridica decisione.

Ma i Corintii non approvarono nulla di questo ; anzi avendo già le navi in punto , ed essendo presenti gli alleati, prima di tutto spedirono araldo a dichiarar guerra ai Corfuotti ; e fatto vela con settantacinque navi e due mila soldati di grave armatura , navigarono sopra Epidamno per combattere i Corfuotti. Erano ammiragli Àristeo figliolo di Pellico, Callicrate di Callia e Timanore di Timanto : guidavano la fanteria Archetimo di Euritimo , ed Isarchide di Isarco. Arrivati che furono ad Azio nell’Anactoria, ove è il tempio d’Apollo alla bocca del seno ambracio, i Corfuotti

premisero loro un araldo spedito su d’ uno schifo per intimare che non proseguissero il corso contro essi; e intanto allestivano le navi, rimettendo i banchi alle vecchie perchè fossero buone per mare, e racconciavano le altre. L’araldo, non riportò veruna paciGca risposta dalla parte dei Corintii ; ed essi che avean già allestite ottanta navi, poiché quaranta erano all’ assedio di Epidamno, si mossero incontro, e messa la flotta in ordinanza appiccarono la zutfa. La vittoria fu manifestamente pei Corfuotti colla perdita di quindici navi dei Corintii. Nel giorno stesso avvenne che i loro all’assedio di Epidamno ebbero per capitolazione la piazza , col patto di vendere i forestieri, e di dover serbare prigioni i Corintii, sino a che non si fosse altrimenti deliberato.

Dopo la battaglia i Corfuotti ersero trofeo a Leucimna promontorio di Corfù, e uccisero gli altri prigionieri che avevano presi, ritenendo in carcere i Corintii. Appresso, quando i Corintii con gli alleati, rimasti sconfitti nella battaglia navale, furono tornati a casa, i Corfuotti restarono padroni di tutto il mare di quelle adiacenze , e navigarono contro Leucade colonia dei Corintii ; ne devastarono la campagna , e diedero fuoco a Cillene arsenale degli Elei, perchè avevano somministrato navi e denari ai Corintii : e per la maggior parte dell’ anno, dopo la battaglia navale, tennero il dominio del mare, e colle navi assalendo gli alleati dei Corintii gli malmenavano ; finché, al sopravvenir della state, i Corintii mossi dai disastri degli alleati vi mandarono navi e truppe , e posero il campo ad Azio nei contorni di Chimerio della Tesprotide , per servir di presidio a Leucade e alle altre città loro amiche. Parimente i Corfuotti colle navi e colla fanteria tenevano il campo di faccia a loro in Leucimna: ma delle due flotte nissuna si mosse contro l’altra ; anzi restando ferme sulle difese per quell’estate, al venir dell’inverno se ne tornarono a casa.

I Corintii però in tutto l’anno dopo la battaglia navale e nel seguente, pieni di rabbia per la guerra dei Corfuotti, fabbricavano navi ed allestivano nel più compiuto modo la flotta, soldando rematori del Peloponneso e dell’ altre parti di Grecia. Alla nuova de? loro preparamenti impauriti i Corfuotti che non erano in lega con nissuno dei Greci, nè si erano fatti pur descrivere in quella degli Ateniesi o dei Lacedemoni, risolvettero di presentarsi agli Ateniesi per mettersi nella loro alleanza, e far di tutto per avere qualche soccorso. Informati di questo i Corintii mandarono essi pure ambasciatori ad Atene , affinchè la flotta degli Ateniesi non si riunisse con quella de’Corfuotti, ed impedisse ad essi Corintii di disporre la guerra in quel modo che volevano. Vi si tenne adunanza, e venuti a dire ognuno le sue ragioni, i Corfuotti parlarono cosi.

« Egli è giusto, o Ateniesi, che quei che si presentano ad altri per chieder soccorso, senza anticipato credito di segnalato benefizio o titolo di alleanza, come noi ora facciamo, incomincino dal dimostrare , prima, che utili sono le loro dimande, o almeno non dannose, quindi che avranno stabile riconoscenza : se niuna di queste cose porteranno all’ evidenza , non si sdegnino del rifiuto : lo che confidando poter sicuramente fare, ci hanno qua spedito i Corfuotti per domandarvi alleanza. Ma egli addiviene che le maniere stesse da noi sin qui tenute non sono dinanzi a voi valevoli rispetto al nostro bisogno , ma più tosto , al presente, dannose alle cose nostre. Conciossiachè non avendo pel passato sino ad ora appartenuto di buon grado a veruna alleanza, veniamo adesso per implorarla da altri , noi che appunto per questo, nella presente guerra co' Corintii ci troviamo abbandonati da tutti : e quella che prima parea nostra prudenza ( il non far lega con veruno per non partecipar dei pericoli a voglia altrui ) è ora venuta a tale da sembrare sconsigliatezza e debolezza. Certo nella

passata battaglia navale abbiamo da noi soli respinto i Cannili : ma da che si son mossi contro di noi con apparecchio maggiore tratto dal Peloponneso e dal rimanente di Grecia , e da che ci vediamo impotenti di sostenerci colle sole nostre forze ( tanto più che grande sarebbe il pericolo se fossimo da loro sottomessi ) siamo astretti a cercar sovvenimento da voi e da qualunque altro. E meritiam perdono , se non per malignità , ma per errore di opinione siamo ridotti ad avere ardire contrario al primo proposto di fuggire ogni briga.

« Ma se ci compiacerete, la congiuntura del nostro bisogno per voi sarà bella per molti rispetti. Primieramente porterete soccorso a gente ingiuriata, non già che offende altrui : dipoi, perchè avendoci accolti mentre corriamo gli estremi rischi, tal grazia ne compartirete di cui resterà la più indelebile ricordanza. Di più , dalla vostra in fuori, abbiam noi flotta la più considerabile : ora , osservate qual più rara felice occasione per voi, o più molesta ai nemici dar si possa, di quella che una potenza ( ad aggiugnervi la quale avreste speso tanto denaro e tanta gratitudine ) si offra di per sè stessa , dandosi a voi senza niuna vostra spesa o pericolo, che inoltre fama vi arrechi di virtù verso il pubblico, ingeneri riconoscenza in chi soccorriate, ed a voi medesimi aggiunga forza e vigore. Vantaggi invero che , tutti insieme riuniti, si sono in ogni tempo conseguiti da pochi : e ben rari son quelli che, domandando allenza , si presentino a coloro cui la domandano per recare, più presto che per ricevere, sicurezza e decoro. E se taluno crede che non nascerà la guerra, per la quale noi potremmo esservi utili , la sbaglia nel suo pensiero , e non s’accorge che i Lacedemoni, per la paura che han di voi, non veggon l' ora di farvi guerra ; che i Corintii , da per se potenti , sono anche vostri nemici , e che ora incominciano dal preoccupar noi per farsi strada

ad assalir voi, affinchè voi e noi animati da odio comune non ci mettiamo d’accordo contro di loro , e così vadano falliti in una di queste due mire, o di abbatter noi, o di afforzare sè stessi.

« Ma tocca a voi il prevenirli coll’ accettare l'alleanza che i Corfuotti vi offrono, e così preoccupare, piuttosto che ribattere, le loro macchinazioni. Se poi dicauo non esser giusto che riceviate i coloni loro, imparino che ogni colonia ben trattata onora la città madre , oltraggiata se ne aliena : poiché i coloni vengono mandati per essere non servi, ma alla pari con quelli che rimangono. Or la loro ingiusta soverchieria è manifesta ; invitati a giuridica decisione sul fatto di Epidamno, han voluto con le armi, piuttosto che con la bilancia del dritto, procedere su i capi d’ accusa. Però quel che fanno verso di noi che siamo del loro sangue, vi serva di buon argomento per non lasciarvi sedurre dalle loro frodi, nè condiscendere a dirittura alle loro domande ; perciocché più di tutti dura nella sua sicurezza chi meno si carica di pentimenti per favori fatti ai nemici.

« Nè già voi romperete i trattati coi Lacedemoni, se accettate noi, che nè di loro nè di voi siamo alleati : poiché in quelli è dichiarato che se una città greca non sia in lega con alcuno possa accostarsi a quale delle due parti le piaccia. E sarebbe certamente strano che venga permesso ai Coriutii di trar soldati, pel servizio della flotta , dalle città comprese nella vostra lega , dal resto della Grecia , e fino da quelle che vi sono suddite ; ed essi all’ opposto escludan noi da un9 alleanza proposta a tutti, e da’ sussidi che altronde possiamo avere. E avran poi coraggio di apporvi a delitto il consentire alle nostre domande ? Noi con più ragione vi apporremmo a delitto la repulsa, però che rifiutereste noi che non siamo nemici vostri , e che corriamo pericolo : e non che far fronte a loro

veri vostri nemici e poco meno che assalitori, li lascereste piuttosto avvantaggiarsi di nuove forze tratte dal vostro stesso dominio, contro ogni giustizia ; la quale all’ opposto vuole, o che anche a loro vietate di assoldare la vostra gente, o che mandiate a noi pure quel soccorso che crederete ; anzi, a meglio dire che, ricevendoci palesemente n Ila vostra lega, ci aiutiate. Lo che, come abbiam detto innanzi, torniamo ora a mostrarvi essere per molti rispetti del vostro vantaggio: ma soprattutto (e questo vi sia pegno sicuro di nostra fede ) perchè i nemici nostri lo erano medesimamente di voi, nè già deboli, ma forti abbastanza per farla pagar caro a chi tenti staccarsi da loro. Nò per ultimo è per voi tutt’ uno il tenervi fuori da questa che vi si offre alleanza marittima, non già terrestre : anzi principalmente non dovete permettere, se potete, che verun altro abbia flotta, o almeno avere amico chi più valga in quella.

« E chi trova utili queste proposizioni, ma teme , abbracciandole, di rompere i trattati, intenda che questo suo timore , accompagnato dalla forza , piuttosto spaventerà i nemici, e che la sua fiducia , rimanendo debole % in faccia a nemici potenti, sarà meno formidabile : intenda di più che la presente sua deliberazione ha per oggetto , non meno di Corfù, Atene stessa, e che intorno a questa non antivede il meglio ; se con una guerra imminente e poco meno che attuale, risguardando solo al presente sta in tra due nell’ aggiugnersi a una città , la cui amicizia o inimicizia è di grandissimo momento. Conciossiachè, tralasciando molti altri vantaggi, Corfù risiede in sito opportuno pel tragitto d’Italia e di Sicilia, da non permettere che di là vengano altre flotte ai Peloponnesi, e da favorir per là il passaggio di quelle che partano da Atene. Le quali cose tutte comprendendo in somma, da ciò imparate a non ci rigettare. Tre sono le flotte considerevoli

dei Greci ; la vostra , la nostra e quella dei Corinlii : se dunque trascurerete che due di queste si riducano in una, e se primi saranno i Corintii ad occupar noi, vi troverete a combattere in mare co’ Corfuotti insieme e co’ Peloponnesi ; laddove, accogliendoci, sarete in grado di combatterli colle vostre navi aumentate dalle nostre ». Cosi parlarono i Corfuotti ; e dopo loro i Corintii così.

« Avendo questi Corfuotti fatto parola non solo di essere ammessi alla vostra alleanza, ma eziandio di essere ingiuriati da noi, e di soffrire a torto questa guerra, forza è che noi pure tocchiamo prima questi due capi, per passar poi agli altri punti dei quali siamo per parlarvi : così voi preconoscerete esservi maggiormente utili le nostre richieste, e non irragionevolmente rifiuterete i servigi di costoro. Dicono non aver per prudenza fatto mai alleanza con veruno; mentre hanno costumato così più presto per ribalderia che per virtù : perciocché non vogliono avere testimoni alle loro nequizie per non doversi vergognare di averli invitati. La stessa loro città, che colla sua positura ne porge il più bel destro da ciò, li rende, più che se lo fossero per convenzione, giudici delle ingiurie che contro gli altri commettono, perchè senza navigare a casa altrui non fanno altro che intraprender quei che per necessità vi approdano. Ecco la forza del bel pretesto di non conoscere alleanza ; di questo si ammantellano, non per evitare la complicità delle ingiustizie altrui, ma per commetterle da sé soli ; per usar violenza ove abbiano maggiori forze ; per soverchiare altrui, ove riesca tenere occulta la trama ; e per negare sfacciatamente qualunque usurpazione. E pure se fossero uomini dabbene come si vantano, quanto meno erano esposti alle invasioui altrui, tanto più potevano palesemente far mostra di virtù, col rendere , e col ricevere quel che è di giusto diritto.

« Ma non adoperano così nè con gli altri nè con noi. Anzi tutto clic nostri coloni, ci sono sempre stati ri' belli, ed or di più ci fanno guerra, allegando non essere stati mandati per soffrir danno : e noi pure diciamo avervi mandato colonia, non per patire insulti, ma per averne il governo e riscuoterne il dovuto rispetto. Certo le altre colonie ci onorano, ed è la gente al maggior segno contenta di noi: onde è chiaro che se siamo bene dei più, non può darsi che questi soli sicno giustamente disgustati di noi. Nè contro il nostro decoro porteremmo ad essi la guerra, ove non fossimo grandemente offesi. Ma sia pur nostro lo sbaglio : sarebbe stato nondimeno quanto dignitoso per loro cedere al nostro sdegno, altrettanto vergognoso per noi oppor violenza alla lor moderazione : laddove essi, oltre a mille altre offese, dopo non essersi data alcuna premura per Epidamno travagliata dal nemico, andati appena noi a soccorrerla, hanno colla loro petulanza e licenza, causata dalle ricchezze, espugnato cotesta città di nostra giurisdizione ; e la ritengono tuttora.

« E pur vociferano che prima di prenderla volevano decisione per via giuridica : via che certamente dee sembrare tener non colui che aspetta di trovarsi al disopra , e da luogo di sicurezza invita altrui a non so qual parlamento , ma quegli bensì che prima del dibattimento siasi messo perfettamente alla pari tanto nelle vie di fatto, quanto nella facoltà di dire le sue ragioni: dove costoro noi» prima di cinger d’assedio la piazza, ma quando crederono che noi non vi saremmo indifferenti, allora hanno prodotto il bel pretesto della via giuridica. E vengono qua non solamente rei delle ingiurie che ci hanno fatte ad Epidamno, ma di più colla pretensione di avere ora anche voi non compagni nelle armi, ma complici degli affronti, volendo che gli riceviate perchè sono in discordia con noi. Dovevano

ricorrere a voi quando non avevano nulla da temere, e non quando noi siamo già gli offesi ed essi in pericolo; nè quando voi, senza aver nella presa di Epidamno dato mano alle loro forze, li fareste ora partecipi de’ vantaggi che sperano da voi stessi, ai quali, quantunque non complici dei loro delitti, noi daremmo colpa egualmente. Se di prima aveste con quelli accomunate le vostre forze, facea di mestieri che anche ne risentiste comuni le conseguenze : ma se non volete entrare a parte dei loro delitti soltanto, conviene non vi intromettiate in queste contese che tutte da essi procedono.

oc Egli è adunque dimostrato che noi ricorriamo a voi colle debite prove di giustizia, dalla parte nostra , e che la violenza e la soverchieria sta tutta dalla loro. Resta a convincervi che non potete giustamente riceverli. Se nei capitoli è detto potere ogni città che non vi sia descritta, accostarsi a qual dei due più le piaccia, pure la convenzione non risguarjla chi si accosti con danno altrui, ma chi senza staccarsi da altri non sia per cagionare guerra in cambio di pace a quei che lo ricevono, lo che non faranno se han fior di senno. Or questo appunto accederà a voi se non porgiate orecchio alle nostre parole. Perchè non vi farete solamente aiutatori di loro, ma eziandio nemici nostri di alleati che siete ; atteso che, se vi mettete con essi, è indispensabile che essi e voi insieme rispingiamo. Eppure dover vostro è di starvene soprattutto neutrali, o unirvi all’opposto con noi per andar contro loro, co’quali non avete mai nemmeno pattuito sospensione d’armi, laddove dei Gorintii siete alleati ; e così non metter l' usanza di dar ricetto ai ribelli altrui. Perocché anche quando vi si ribellarono i Samii, e i voti degli altri Peloponnesi erano divisi sul doversi o no recar loro soccorso, noi non concorremmo col nostro a farvi contro, anzi rispondemmo apertamente , dovere ognuno da sé tenere in freno i propri alleati. Che se

voi accorderete ricetto e difesa a quei che commettano qualche malefizio, non meno saranno tra1 vostri alleati coloro che si vedranno accostarsi a noi ; e metterete tale uso più a vostro che a nostro danno.