History of the Peloponnesian War

Thucydides

Thucydides. Della storia di Tucidide volgarizzata libri otto. Anonymous translator. Florence: Tipografia Galileiana, 1835.

Tucidide ateniese ha scritto la storia della guerra fra i Peloponnesi e gli Ateniesi quando guerreggiavano tra loro, cominciando subito da poi che fu ordinata; avvisando che grande ella sarebbe e degna di ricordanza più delle passate, conghietturandolo dai floridissimi apparati d’ ogni maniera onde ambe le parti eran fornite per sostenerla, e dal vedere alcuni del rimanente di Grecia accostarsi subito ad uua delle due, e gli altri averne il pensiero. Infatti grandissimo fu questo commovimento pei Greci e per gran parte de' barbari, e, a dir cosi, per il più delle nazioni. Poiché, quantunque pel lungo spazio di tempo mi fosse impossibile ritrovar con chiarezza le imprese precedenti a questi fatti, ed anche le più antiche, nondimeno per le conghietture alle quali, spingendo al più lungi le mie indagini , mi avviene di prestar fede, parmi che grandi elle non sieno stale nè in fatto di guerra, nè di altro.

Egli è invero manifesto che la ora detta Grecia non ebbe in antico stabili abitatori : vi si succedevano anzi da

principio trasmigrazioni, e ciascun popolo abbandonava di leggeri il proprio suolo, forzato volta per volta da gente più numerosa. Conqiossiachè} non essendovi mercatura nè sicuro commercio nè per terra nè per mare ; coltivando ognuno del suo tanto da viverne; non avendo sopravanzo di robe, nè facendo piantagioni nelle loro terre per l' incertezza che, mancanti com’ erano di mura, potesse mai alcuno venire a prender tutto per sè; e persuasi potersi procacciare ovunque il necessario vitto giornaliero , senza molta difficoltà lasciavano la patria : e per questo non erano potenti nè per grandezza di città uè per altro apparato. Ma soprattutto i paesi di miglior suolo, come la ora detta Tessaglia, la Beozia, il più del Peloponneso, dall’Arcadia in fuori, e da quel che vi era di più ubertoso nel rimanente di Grecia, continuamente mutavano di abitatori, perchè la bontà del terreno vi rendeva di alcuni preponderante il potere ; ciò che produceva fazioni interne per cui i popoli si consumavano, ed erano al tempo stesso più esposti alle insidiose macchinazioni degli stranieri. E però l’Attica, fino dai più remoti tempi immune da sedizioni per la sterilità del suolo, ebbe sempre gli stessi abitatori : e la cosa è da ciò principalmente dimostrata , che a causa delle trasmigrazioni la Grecia non si accrebbe altrove ugualmente. Perciocché dal restante di essa in forza di guerre o sedizioni sbalzati i più potenti si ricovravano presso gli Ateniesi, come a stabile dimora. Ascrìtti quindi alla cittadinanza, subito (ino ab antico pel numero degli abitanti resero più considerevole la repubblica : cosicché, restando dappoi angusta l’Attica, mandarono colonie anco nella Ionia.

Un’altra considerazione mi chiarisce sommamente della debolezza degli antichi. È certo non aver la Eliade (Grecia) prima della guerra troiana fatto impresa veruna in comune : e per me credo che neppure tutta insieme

avesse ancora questo nome ; anzi che tal cognome punto non fosse, almeno prima di Elleno figliolo di Deucalione ; e che popolo per popolo, ed in maggiore estensione degli altri, i Pelasgi si attribuissero da sè il proprio soprannome. Ma che poi, Elleno ed i suoi figlioli fattisi poteuti nella Ftiotide, e quei popoli invitandoseli per proprio vantaggio anche nelle altre città, sin d’allora presso ciascuni, per lo usare con quelli, prevalesse il nome di Elleni. Il qual nome pur non potette per molto tempo pigliar piede fra tutti, come ne dà principalmente indizio Omero, che quantunque vissuto molto dopo la guerra troiana, in nessun luogo dà a tutti loro insieme cotal nome ; anzi non ad altri che ai compagni di Achille venuti dalla Ftiotide, i quali erano pure i primi che ebbero nome Elleni. Ma ne’ suoi versi uomina partitamente Danai, Argivi, Achei. Nè li chiamò barbari, perchè, come sembrami, non ancora gli Elleni erano distinti sotto un medesimo nome che agli altri contrappor si potesse. Or dunque gli Elleni, nè ciascun popolo in particolare , nò quelli che città per città s' intendevano scambievolmente, nè quelli che poi tutti insieme furono chiamati cosi, mai si erano riuniti fra loro a fare impresa veruna prima della guerra troiana, perchè deboli e senza comunicazione di scambievole commercio : anzi a questa spedizione concorsero perchè la maggior parte già usavano il mare.

Infatti Minos, il più antico di quanti ne conosciamo per udita, si procurò flotta, ed estese moltissimo la sua potenza sul mare che ora greco si appella : ebbe il dominio delle isole Cicladi, nel più delle quali il primo fondò colonie, scacciandone i Carii per istabilirvi principi i suoi figlioli ; e senz’ altro sgombrò a tutta possa dal mare i pirati, affinchè più facilmente e in maggior copia gli venissero le entrate.

Imperocché ab antico i Greci, e tra barbari quei di terraferma più vicini al mare, e gl’isolani (da che cominciò a rendersi più comune il tragitto scambievole con le navi ) si volsero al mestier del pirato sotto la condotta dei più potenti, per trovare lucro per sé e nutrimento per gl’invalidi. Assalendo le città senza mura ed abitate a borghi le depredavano, e di là traevano la maggior parte del vitto; mentre questo mestiero non era ancora in vergogna , ma godea piuttosto una certa reputazione. Ciò mostrano anche adesso alcuni di terraferma, appo i quali è decoroso il farlo con destrezza ; lo mostrano altresì gli antichi poeti, i quali tutti ad un modo interrogano coloro che in qualunque luogo approdino, colla domanda « se fosser corsari » come se non ne sdegnassero il mestiere quelli cui ne domandavano, e non ne facessero rimprovero quelli ai quali importava saperlo. Pratica vasi pure in terraferma simile scambievole ladroneggio ; e parecchi luoghi della Grecia giusta le antiche usanze lo praticano anche adesso, come i Locri Ozolii, gli Etolii, gli Acarnani e la terraferma di cotesti dintorni : ed è pure dall’antico ladroneggio restato costante, presso gli abitanti di terraferma , l’uso di andare armati.

Di fatto cosi costumavasi in Grecia tutta, attesoché i luoghi abitati erano senza ripari e mal sicure le vie di scambievole comunicazione ; però usavano vivere armati come i barbari : e queste parti di Grecia che seguitano a praticar così sono indizio di usanze simili estese una volta a tutti. Ma in questo stato di cose gli Ateniesi certamente furono i primi a deporre le armi, e con meno severa condotta passarono ad un vivere più molle e delicato : a cotesta delicatezza dee attribuirsi l’avere i più vecchi opulenti tra loro lasciato da poco tempo l’uso di portar toghe di lino, e di ornare in giro il ciuffo della chioma

con intreccio di cicale d' oro ; e quindi questa sorta di abbigliamento si è mantenuta tra’ più vecchi degli Ionii , perchè discendenti degli Ateniesi, Ma di abiti mediocri e secondo il costume presente primi usarono i Lacedemoni; ed in tutto il restante i possidenti presero maniere al più possibile conformi a quelle della moltitudine. Furono medesimamente i primi ad ignudarsi, e spogliati in pubblico , nell' atto dei combattimenti ginnastici, si ungevano con olio ; laddove in antico nel certame stesso olimpico li atleti combattevano con fasce attorno alle vergogne ; nè sono molti anni che tal uso è cessato ; anzi tutt’ ora presso alcuni barbari, specialmente asiani, si propongono i premi del pugilato e della lotta, e vi si esercitano colle fasce a cintola. Cosi potrebbesi mostrare che la Grecia praticava molte altre maniere simili a quelle dei barbari di adesso.

Le città poi fondate più recentemente, quando già più frequente era l' uso del mare, essendo più abbondanti di denaro, si fabbricavano proprio sulle coste con mura con le quali comprendevano gl' istmi, per favorire la mercatura, ed afforzarsi contro i vicini : laddove le città antiche sì dell’ isole che di terraferma, per tema dei corsali che si ressero lungamente, erano fabbricate più di lungi dal mare ; poiché non solo i Greci tra loro, ma derubavansi anche gli altri che abitavano sulle coste , quantunque non esercitati sulla marina. Coteste città man tengono ancora la loro situazione distante dal mare.

Nè si davano meno alla pirateria gl' isolani che erano Carii e Fenicii, poiché costoro abitavano senza dubbio la maggior parte delle isole. Testimonio di ciò ; che nella purgazione di Deio fatta dagli Ateniesi nel corso di questa guerra, quando furono tolte tutte le arche de’morti che si trovavano nell' isola, più della metà apparvero Carii , riconosciuti al fornimento delle armi sepolte con loro,

e al modo conforme a quello che ancora tengono nel sep~ pellire. Ma la reciproca navigazione si facilitò da che Minos ebbe dato forma alla sua flotta, avendo egli cacciato quei malfattori dalle isole, quando anche nella maggior parte di esse fondò colonie. E gli abitatori delle coste, che trovavano d’ allora in poi più sicuro il modo di far denaro, vi si fermavano più stabilmente ; ed alcuni eziandio si cingevano di mura secondo che crescevano in ricchezze. Perciocché l' avidità del guadagno induceva i deboli a soffrire il servaggio dei più forti, ed i più potenti coll9 affluenza delle loro ricchezze si facevano suddite le città più deboli. In tal maniera divenuti ornai più opulenti fecero poi la spedizione contro Troia.

Perciò credo avere anche Agamennone riunito quell’ armata, non tanto perchè i pretendenti d' Elena eh’ ei conduceva vi erano astretti dai giuramenti prestati a Tindaro, ma sibbene perchè era il più potente de’Greci d’ allora. Conciossiachè quelli stessi, che per tradizioni ricevute dai maggiori hanno più esatta contezza delle cose del Peloponneso, raccontano che Pelope con le ricchezze portate seco dall’Asia fu il primo ad acquistarsi potenza tra quei popoli miserabili; e pose, benché forestiero, il cognome del paese : che questa potenza anco maggiore toccò coll’ andar del tempo a’ suoi discendenti ; pel caso che Euristeo partito per la guerra , ed ucciso poi nelFAttica dagli Eraclidi, avea, per titolo di parentela, affidato il reggimento di Micene e del suo impero ad Atreo fratello di sua madre, il quale si trovava esule dal padre Pelope per avere ucciso Crisippo. Non essendo Euristeo altramente ritornato, ebbe egli il regno di Micene e dì quant’ altro era stato sotto il comando di Euristeo, col consentimento de' Micenesi mossi dal timore degli Eraclidi ; ed anche perchè godeva reputazione di valoroso, e si era colle sue maniere conciliata la moltitudine : e così rese

i Pelopidi più forti de’ Perseidi. Delle quali forze divenuto erede Agamennone, che era anche più degli altri potente sul mare, parmi che col timore più che con le sue buone grazie raccogliesse P armata per eseguire la spedizione. Infatti si vede arrivare con maggior numero di navi, ed offrirle agli Arcadi, siccome lo ha dichiarato Omero, se pur vale per alcuno la sua testimonianza : e nella consegnazione dello scettro dice di più
  1. Che molt' isole e tuUa Argo reggea.

Or senza avere una flotta considerevole non avrebbe potuto , uomo di terraferma com’ egli era, avere impero al di là delle isole circonvicine, che certamente non potevano esser molte. Da quest' istessa armata si conghiettura cosa furono quelle prima di essa.

]Nè il dire che Micene fosse piccola cosa, o il considerare che niuna città d’allora passa oggi per considerevole , potrebbe servire di sicuro argomento ad alcuuo per non credere tanto grande essere stata quell’ armata quanto e l’hanno descritta i poeti, e ne è costante la fama. Perocché se venisse desertata la città dei Lacedemoni, restandone solo i templi e lo spazzo del fabbricato, credo che in progresso di molto tempo, nonostante la celebrità di essa, ne sarebbe dai posteri assai poco creduta la potenza , quantunque delle cinque parti del Peloponneso due ne posseggano, e su di esso tutto e su molti alleati di fuori abbiano il principato. Nondimeno per non essere il fabbricato della città riunito, né usare essa templi ed ediGzi sontuosi, ma essere edificata a borgate secondo l' antico costume della Grecia, ne scomparirebbe la potenza : laddove accadendo lo stesso agli Ateniesi, dall’ appariscente aspetto della distrutta città conghietturerebbesi due volte tanto. Ragion dunque vuole che non si lasci di credere, e non si considerino gli aspetti delle città piuttosto che la loro

potenza; e però si giudichi essere stato quell’esercito maggiore di quelli di prima, minore di quelli de’ nostri giorni ; se pure anche qui si vuole prestar fede alla poesia di Omero, dalla quale, quantunque da lui ornata in modo che ne ricresca il soggetto, pure quell’ armata apparisce da meno di quelle dei nostri tempi. Conciossiachè ei l' ha descritta di mille dugento navi : quelle dei Beozii di centoventi uomini, quelle di Filottete di cinquanta, accennando , come parmi, le più grandi e le più piccole : ma nel catalogo delle navi non rammenta la grandezza dell’altre. Che poi fossero tutti remiganti e combattenti insieme lo ha dichiarato nelle na\i di Filottete, ove fa arcieri tutti quelli addetti al remo. E non è presumibile che vi fossero molti di sopraccarico a navigare con loro, eccetto i re e quelli dei primi gradi ; specialmente dovendo tragittar molto mare con li strumenti di guerra, senza aver pure navi con coverta, ma, secondo l' uso antico, costruite alla foggia de! corsali. Considerandone adunque il mezzo fra le più grandi e le più piccole è chiaro che, per essere stata la spedizione di tutta Grecia insieme, molti non furono quelli che vi concorsero.

Causa ne fu, più che la scarsità d’uomini, quella di danaro : perocché per mancanza di vettovaglia vi condussero gente in poco numero, e quanta speravano che dal luogo stesso della guerra potrebbe ritrarre il vitto. E sebbene appena arrivati nel territorio troiano vincessero la battaglia, come é chiaro ( perchè altrimenti non avrebbero potuto accamparsi con riparo di forte trincea ) pure apparisce che nemmeno colà fecero valere tutta la gente, ma si volsero alla coltivazione della penisola, e al ladroneccio per penuria di vitto. Onde, stando essi sparsi qua c là, più facilmente poterono per dieci anni resistere loro i Troiani, forti bastantemente per far fronte a quei che successivamente rimanevano al corpo dell’ esercito. Ma se

andativi con munizioni da vivere, e tenendosi riuniti, lungi dal ladroneccio e dall’agricoltura, avessero senza interrompimento tirata avanti la guerra, riportando su loro vittoria , li avrebbero agevolmente soggiogati : giacché, sebbene non tutti insieme, ina colla porzione che di mano in mano rimaneva resistevano ai Troiani ; laddove stando fermi all' assedio avrebbero anche con minor tempo e fatica espugnato Troia. Deboli insomma per mancanza di denaro furono le imprese anteriori ; e questa medesima più rinomata di tutte le precedenti è certamente chiaro essere stata al disotto della fama e della voce che di lei ora ha preso piede per opera dei poeti.

Conciossiachè anche dopo i fatti troiani la Grecia era soggetta a trasmigrazioni e cambiamenti di abitatori, si che non poteva in tranquillo stato avanzarsi. Imperocché la lentezza dei Greci nel ritornare da Ilio fu cagione di molte rivoluzioni, onde nacquero fazioni nella maggior parte delle città •, e quelli che ne erano banditi altre se ne fabbricavano. Infatti i Beozi di adesso, nel sessantesimo anno dopo la presa di Troia, cacciati da Arne per opera dei Tessali, passarono nella campagua chiamata ora Beozia, e prima Cadmeide. In cotesta campagna era anche innanzi ima porzione dei loro, del numero dei quali furono quelli che andarono alla spedizione di Troia. Nell’ottantesimo anno i Dori con gli Eraclidi occuparono il Peloponneso : e appena dopo molto tempo, tranquillata stabilmente la Grecia, e liberata oramai dalle sedizioni, mandò fuori colonie. Gli Ateniesi fondarono quelle degli Ionii e del più delle isole : nell' Italia però e nella Sicilia, ed in altri luoghi del resto della Grecia, generalmente le fondarono i Peloponnesi: ma tutte queste colonie furono dopo i fatti troiani.

Essendosi resa la Grecia più potente, e procurandosi anche più che per lo innanzi acquisto di denaro (divenendo

cosi maggiori l’entrate) laddove prima i principati erano ereditari con determinati autorevoli uffizi, si stabilivano ordinariamente nelle città governi tirannici, e di flotte si forniva la Grecia dandosi principalmente al mare. Fama è che i Corintii furono i primi a riformare le navi colla massima simiglianza al modo presente, e che a Corinto , innanzi a tutto il rimanente di Grecia, furono fabbricate triremi. Certo è poi che furono costruite quattro navi pei Samii da Àmiuocle corintio che ne faceva il mestiere ; e da che egli andò da’ Samii sino al termine di questa guerra sono circa trecento anni : e la battaglia navale più antica che si sappia è de’ Corintii co’Corfuotti seguita circa dugento sessanta anni innanzi il detto tempo. I Corintii poi, attesa la positura della città loro sull’istmo, ebbero sempre mai mercato ; perchè i Greci del Peloponneso e quei di fuori piuttosto che per mare avevano anticamente scambievole commercio per terra , passando a traverso il loro territorio : ed erano però sin d’allora potenti per denaro, conforme lo dichiarano anche gli antichi poeti, che danno a cotesto paese il nome di ricco. Ma da che i Greci più usavano il mare, i Corintii, fomiti coin’ erano di flotta, distruggevano i pirati, e così offrendo sicurezza di mercatanzia ai Greci del Peloponneso e di fuori, resero la città loro potente per entrate di denaro. Assai più tardi ebbero flotta gli Ionii a’ tempi di Ciro primo re dei Persiani, e di Cambise suo figliolo ; e guerreggiando con Ciro furono per qualche tempo padroni del mare loro adiacente. Al tempo di Cambise, Policrate tiranno di Samo , forte in mare, oltre ad altre isole che avea soggettate, espugnò Renea che consacrò ad Apollo di Deio: ed i Focesi, mentre fondavano Marsilia, ebbero vittoria navale su i Cartaginesi.

Queste erano le flotte più poderose ; pure manifestamente esse furono molte generazioni dopo i fatti di

Troia. Usavansi però poche triremi, ed invece tuttavolta barche a cinquanta rematori, come quelle che andarono contro Troia. E solo poco prima de5 fatti de5 Medi e della morte di Dario, succeduto a Cambise nel regno dei Persiani , ebbero gran numero di triremi i tiranni di Sicilia ed i Coriuotti; perocché queste furono le ultime flotte ragguardevoli nella Grecia prima della spedizione di Serse. Gli Egineti e gli Ateniesi e alcuni altri le ebbero piccole e per la maggior parte composte di navi a cinquanta rematori ; e ciò assai tardi, cioè, da che Temistocle ebbe persuaso agli Ateniesi, che erano in guerra con gli Egineti, e che si aspettavano il barbaro, di fabbricar navi colle quali vennero a battaglia, senza che però avessero ancora intera coverta.

Tali dunque erano le flotte antiche dei Greci e dei tempi appresso ; pure quelli che vi posero cura si acquistarono grandissima potenza per entrate di denaro e per dominio sovr? altri : perchè , specialmente coloro che non avevano sufficiente territorio, investivano colle navi le isole e le soggiogavano. Ma per terra non ebbevi veruna guerra che portasse notabile accrescimento di potenza , e quante ne sorsero erano di luoghi particolari coi confinanti : spedizioni al di fuori a molta distanza dal loro territorio per soggiogare altrui, i Greci allora non ne intraprendevano ) perchè le città ora suddite non avean fatto un sol corpo con le più potenti, e nemmeno da per sè facevano in comune spedizioni contribuendo alla pari. Si facevano piuttosto guerra tra loro i confinanti secondo le particolari occorrenze : e più che altro nella guerra dei Calcideesi e degli Eritreesi, avvenuta già nei tempi antichi, il rimanente della Grecia si divise a soccorso di una delle due parti.

Si frapponevano pure altrove per altri popoli ostacoli all’ ingrandimento ; e quanto agli Ionii, quando già le cose loro erano venute a grande avanzamento, Ciro e

con lui tutta la monarchia persiana, sconfitto Creso e soggiogato ciò che era dal fiume Alis in poi sino al mare , portò loro la guerra, e ridusse in servitù le città di terraferma: Dario appresso vincitore colla (lotta fenicia soggiogò anche le isole.

Ma tutti i tiranni delle greche città studiosi solo del proprio interesse, della persona loro e degli avanzamenti delle famiglie, tenevansi ordinariamente dentro alle città per esser più sicuri che potevano ; e nulla fecero di rilievo, se non che in particolare qualche cosa contro i confinanti ; laddove q uei di Sicilia erano saliti in gran potenza. Così fu dappertutto la Grecia lungo tempo impedita che nulla di grande potè fare in comune ; e le città particolari erano, anzi che no, senza ardimento.

Quando però i tiranni d’Atene, e la maggior parte di quelli del rimanente di Grecia anche di prima quasi tutta tiranneggiata, e quando anche gli ultimi che restavano , eccettuati quei di Sicilia , furono distrutti dai Lacedemoni , questi appunto perciò si resero potenti, e davano norma allo stato delle altre città. Ora Lacedemone, quantunque, da che fu fabbricata dai Dori che l’abitano adesso, sia stata più lungamente di quante altre sappiamo agitata da sedizioni, pure sino da remotissima età ebbe buone leggi, nè mai fu soggetta a tiranni; essendo sino all' esito di questa guerra circa quattrocent’anni o poco più, che i Lacedemoni serbano il medesimo reggimento. Non molti anni dopo estirpati i tiranni dalla Grecia accadde a Maratona la battaglia de’ Medi con gli Ateniesi : dieci anni dipoi tornò con numerosa armata il barbaro per mettere la Grecia in servaggio. Nell’ imminenza di sì grave pericolo , siccome i Lacedemoni superiori di forze presero il comando dei Greci associati con loro per questa guerra ; così gli Ateniesi alla invasione dei Medi deliberarono di abbandonar la città : «gombraronla di fatto, e saliti sulle navi si fecero gente di mate. Poscia che d’accordo ebbero rispinto il barbaro,

poco dopo tanto quei che allora si erano ribellati dal re, quanto gli altri Greci collegati a combatterlo, si divisero fra Lacedemoni ed Ateniesi ; i due popoli che senza paragone si distinguevano in potenza, quelli per terra, questi per mare. Ma durarono poco nella confederazione : anzi venuti manifestamente in discordia combatteansi tra loro coll5 aiuto degli alleati; e d’allora in poi ricorrevano ad essi anche gli altri Greci nelle loro differenze : cosicché dal tempo de' Medi sino a questa guerra, facendo continovamente, ora tregue insieme, ora movendo le armi l' un contro l'altro, o contro gli alleati che si ribellassero, misero in buon assetto gli apparecchi di guerra, e si fecero più esperti esercitandosi in mezzo ai pericoli.

I Lacedemoni avevano governo sugli alleati senza tributo, contenti di condurli con maniere officiose a reggersi in oligarchia conforme al governo di Sparta : per opposito gli Ateniesi col tempo si presero le navi delle città alleate, fuorché quelle de’Chii e de' Lesbii, e vi esercitavano impero, con aver di più messo imposte da pagarsi in denaro. Però gli Ateniesi e i Lacedemoni ebbero ambidue per questa guerra apparecchio proprio assai maggiore di quando , non ancor lesa la confederazione, erano le cose loro in istato floridissimo.

Ecco pertanto quello che ho trovato delle cose antiche ; le quali, tutto che successivamente comprovate da ogni maniera di argomenti, saranno appena credute; perchè la gente senza scrupoloso esame ascolta tutti ad un modo i racconti dei fatti dei maggiori, sieno anche del proprio paese. Quindi il volgo degli Ateniesi crede che Ipparco fosse tiranno quando fu ucciso da Armodio e da Aristogitone; non sanno che Ippia (di cui era fratello Ipparco e Tessalo ) come primogenito di Pisistrato reggeva allora Atene ; e che in quel giorno Armodio ed Aristogitone entrati improvvisamente in sospetto che qualche indizio della trama fosse

stato dato da’ loro complici ad Ippia, non osarono arco« starsi a lui credendolo avvertito : ma incaparbiti in voler fare qualche prodezza prima di essere arrestati, essendosi presso al così detto Leocorio abbattuti in Ipparco, che ordinava la pompa della festa panatenaica, lo uccisero. Parimente in molte altre cose, tuttora esistenti, e pel tempo non obliate, non la pensano giustamente nè pure gli altri Greci. Per esempio che i re de'Lacedemoni rendan voto non con una ma con due pietruzze per ciascheduno ; che sia presso loro la compagnia Pitanate, che per niun modo vi fu mai : cotanto la ricerca del vero è intollerante di fatica pel maggior numero degli uomini, che più volentieri piegano alla corrente.